Non si parla solo di cimeli, bandiere e materiale con simboli nazisti o neofascisti. Secondo la polizia, l’organizzazione aveva una precisa progettualità: sovvertire l’attuale ordinamento democratico e liberale per instaurare uno Stato etico e autoritario, incentrato sulla razza ariana. E per farlo, i seguaci erano pronti ad azioni violente nei confronti di alte cariche delle istituzioni, compresa la premier Giorgia Meloni, reclutando uomini e donne ‘pronti alla rivoluzione’. E’ decisamente inquietante il quadro emerso nell’indagine della Digos di Bologna, che ha portato ad arrestare 12 persone in tutta Italia, cinque solo fra Bologna e provincia, dove c’era il vertice della organizzazione. Ma gli indagati sono in tutto 25 e altrettante sono le perquisizioni eseguite fra Bologna, Modena, Ravenna e altre città sparse in tutta la penisola. L’associazione era attiva soprattutto in rete sulla piattaforma Telegram, in un canale denominato “WERWOLF DIVISION’, nome evocativo delle omonime divisioni naziste, costituite negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale per compiere atti di sabotaggio contro gli Alleati. Gli indagati hanno dai 19 ai 76 anni, accusati, a vario titolo, di associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa e detenzione illegale di armi. Dagli investigatori vengono definiti ‘persone assolutamente normali’. Nel Bolognese gli arrestati sono cinque: due fratelli di San Benedetto in Val di Sambro di 33 e 37 anni, un 45enne di Granarolo, un 51enne di Galliera, un 37enne di Bologna. Tra loro ci sono anche le figure ritenute di vertice, sia per le attività di propaganda e proselitismo sia per ‘istigare a compiere azioni violente’. Tra le contestazioni mosse dalla Procura di Bologna c’è anche la “preparazione di gravi attentati” nei confronti del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di un economista del World Economic Forum. Alcuni indagati ne avrebbero parlato in conversazioni che sono agli atti dell’indagine. Tra le altre cose, gli investigatori citano anche un volantino, diffuso a Bologna nel 2022 e giudicato allarmante dalla Digos: un uomo armato con a fianco il simbolo nazista del sole nero e una citazione dell’estremista di destra francese Dominique Venner che incita a distruggere il “regime liberale”.