La polemica fra palazzi, per i fatti successi sabato pomeriggio a Bologna, non sembra placarsi e continua il botta e risposta a distanza fra il Comune e la Prefettura. Oggi è lo stesso Prefetto di Bologna Attilio Visconti a prendere la parola, in una intervista al Corriere della Sera in cui dice che il Comune era al corrente di tutto e smentisce categoricamente di avere ricevuto indicazioni da parte del ministero dell'Interno o da chiunque altro.
"In sede di Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica si è preso atto che la manifestazione era stata regolarmente preavvisata con circa due mesi di anticipo e si è fatto presente l'impossibilità di vietarne lo svolgimento in assenza di motivi ostativi -ha ricostruito Visconti- Tuttavia, come sovente avviene quando si ha sentore di possibili contromanifestazioni non preavvisate e non gestibili, l Comitato ha convenuto unanimemente sull'opportunità di avviare una mediazione con gli organizzatori per evitare assembramenti nel centro e quindi a delocalizzarla fuori dall'area storica. Chiarisco di aver chiesto al sindaco quale sarebbe stata la location più adatta per far svolgere la manifestazione e mi è stata indicata piazza della Pace” prosegue il Prefetto, spiegando che la polizia ha avviato un'attività di mediazione con gli organizzatori, ottenendo sia la riduzione del percorso che della durata della manifestazione e l'impegno a non raggiungere piazza XX Settembre, cosa che in effetti è avvenuta essendosi conclusa in via Gramsci. Di tale situazione -afferma Visconti- il Comune era perfettamente a conoscenza. E' falso che sia stato deciso il divieto ed è falso che dal Viminale ci abbiano chiesto di cancellarlo. Spiace che il sindaco abbia detto che il Comitato aveva disposto un divieto agli organizzatori e che il Viminale ce lo abbia fatto cancellare. Sono ricostruzioni infondate che hanno trascinato la Prefettura di Bologna e le forze di polizia in una polemica del tutto infondata". Fin qui le parole di Visconti.
Lepore, dal canto suo, in una intervista a Repubblica conferma la ricostruzione già fatta. “Nel comitato per l'ordine pubblico avevamo convenuto che dovessero manifestare in piazza della Pace, vicino allo Stadio, dove già in passato altre volte si erano riuniti. C'è il verbale, il documento della Prefettura -afferma il sindaco- la gestione pattuita in comitato non si è mantenuta, si sono prese decisioni al di fuori, negandolo fino ad oggi, anche con prese di posizioni false". Lepore replica anche alla premier Giorgia Meloni, che ieri lo ha accusato di scarsa coerenza perchè in privato le chiede collaborazione e davanti alla telecamere la definisce picchiatrice fascista. “Giorgia Meloni non confonda la collaborazione con l'obbedienza -ha detto il sindaco a Repubblica- io ho chiesto aiuto pubblicamente alla premier, come sindaco di Bologna, città alluvionata. Inoltre io non ho dato a Meloni della picchiatrice fascista. Chiedo spiegazioni sulla gestione dell'ordine pubblico. Perché è stato permesso che 300 persone con svastiche al collo e camicia nera sventolassero le loro bandiere a pochi passi dalla stazione? Il fatto che sia stato permesso -conclude- è un oltraggio alla città.”.