“Non si lascia in carcere un uomo innocente per tutta la vita, e si devono pagare unicamente gli errori per cui si è colpevoli, non anche altri”. Così Nicola Amato, uno dei figli del medico bolognese che un mese fa è stato condannato all'ergastolo (in primo grado) per il duplice omicidio della moglie Isabella Linsalata e della suocera Giulia Tateo, per la prima volta dall'inizio di questa dolorosa vicenda prende la parola, con un lungo post che ha pubblicato sui propri profili social. E lo fa per difendere il padre Giampaolo e sostenere quindi la sua innocenza.

Per l'accusa, il professionista avrebbe ucciso con un duplice movente: continuare la relazione extraconiugale ed entrare in possesso delle proprieta' della moglie.

“Ora basta. Sono stato in silenzio per troppo tempo e sono arrivato al limite” scrive Nicola, che ha 27 anni e fa il medico, come i genitori. “Mio papà è un uomo colpevole sì, ma unicamente di aver gestito nel peggiore dei modi una relazione extraconiugale, e di aver fatto per questo soffrire incredibilmente me, mia sorella e mia mamma. Non riusciremo ad assolverlo per questo, ma non lo lasceremo in carcere tutta la vita.”

Oltre a difendere il padre, Nicola ripercorre gli ultimi tre lunghi anni, che definisce 'da incubo': dalla morte della madre a quando, a marzo 2022, nel loro appartamento arrivarono per la prima volta i carabinieri, per una perquisizione. Poi, l’8 aprile 2023: “suonano nuovamente al campanello due agenti con un mandato di arresto per mio papà” scrive ancora Nicola Amato, che parla anche della sorella: “Siamo un medico e un avvocato di 27 e 31 anni, con la testa sulle spalle, capaci di intendere e di volere, non due soggetti interdetti. Entrambi siamo arrivati ad avere rapporti ridotti all’osso con nostro papà tra il 2019 e il 2021, ma poi il confronto ci ha restituito un padre”. Parole dure vengono invece rivolte alla zia, la sorella di Isabella, dalla quale il ragazzo scrive di essersi sentito tradito, anche per i 'risarcimenti economici folli' che ha chiesto, 'pur sapendo che quelle richieste andrebbero a danneggiare il futuro dei “suoi nipoti”.

Infine un momento di fiducia: “Abbiamo tante persone intorno, i fratelli di mio papà e le loro famiglie che ci aiutano e che sono certi della sua innocenza. Di certo -conclude Nicola- noi come figli non lo abbandoneremo.“