“Ogni euro incassato dai turisti deve servire a rendere più vivibile la città”. Il sindaco di Bologna Matteo Lepore, in una lunga intervista pubblicata sul dorso nazionale di Repubblica, torna a commentare quello che è stato uno dei temi di questo agosto bolognese: l'articolo del New York Times che puntava il dito sugli eccessi del turismo in città. Lepore aveva criticato in modo piuttosto netto l'articolo e la giornalista (anche lei bolognese) che lo aveva scritto.
"Mi sono già scusato per il tono – spiega ancora il sindaco – Mi sono scaldato perché sono innamorato della mia città e continuo a ritenere il taglio di quell'articolo sbagliato. Ma se ha avuto il merito di mettere in luce quello che stiamo facendo sull'overtourism, da anni, ben venga".
Nell'intervista Lepore dice anche altro e cioè che “il turismo è un fenomeno globale e alzare muri per fermarlo è ideologico e velleitario. Piuttosto -aggiunge- dobbiamo coinvolgere i cittadini nella sua gestione. Per questo in autunno lanceremo un percorso che abbiamo chiamato 'destinazione turistica democratica', per decidere insieme come spendere i 14 milioni di euro all'anno di proventi della tassa di soggiorno. L'idea è, appunto, che ogni euro incassato dai turisti possa servire a rendere più vivibile la città".
Sul coinvolgimento dei cittadini "noi saremo i primi in Italia -prosegue il sindaco di Bologna- – in inglese si dice DMOcracy, ed è la somma di destinazione turistica più democrazia. Il turismo per funzionare deve migliorare la vita di tutti, non mangiarsi le città. Vogliamo discuterne nei quartieri, che stiamo riformando, a partire dai dati, attraverso meccanismi di partecipazione diretta". Sul fatto che gli studenti non trovano una stanza a meno di 600 euro in centro, il sindaco commenta: "L'università di Bologna ha 100mila iscritti, 60mila dei quali vivono in città. Molti grandi atenei americani ne hanno 30mila. Noi stiamo costruendo di tasca nostra studentati pubblici, ma se manca una politica nazionale sul diritto allo studio le città fanno fatica. Il problema non è solo Airbnb, è un intero sistema di grandi piattaforme. Città come Amsterdam e Barcellona hanno preso contromisure, in Italia -conclude Lepore- deve agire il Parlamento. Insieme a una ventina di città abbiamo firmato una proposta per fermare la tensione abitativa che restituisce ai sindaci la possibilità di contingentare le licenze delle case vacanze. Per stabilirne un tetto massimo".