Andranno a processo con l'accusa di violenza sessuale di gruppo i due quindicenni tunisini arrestati dai carabinieri per l'aggressione avvenuta a fine settembre in via Belle Arti, a Bologna. Sebbene entrambi continuino a dirsi innocenti, e a raccontare una versione dei fatti diversa da quella ricostruita dagli investigatori, le loro parole sarebbero smentite non solo dalla vittima -una 32enne italiana che quella sera stava rientrando a casa- ma anche da diversi testimoni e dalle immagini di alcune telecamere della zona. I due sostengono che ad aggredire la donna sarebbe stata una terza persona che si è allontanata quando loro sono intervenuti per soccorrerla e che la loro presenza addosso alla 32enne seminuda sarebbe stata fraintesa dai passanti. Un racconto che non ha convinto nessuno.

La Procura del tribunale dei minorenni ha così chiesto il giudizio immediato per i due adolescenti e il giudice ha accolto la richiesta, fissando la prima udienza per il prossimo febbraio. I due 15enni, finora incensurati, non parlano italiano ed erano ospitati nella comunità per minori stranieri non accompagnati di Villa Aldini, dopo essere arrivati a Bologna pochi giorni prima dell'episodio per il quale sono stati arrestati.

Quella sera, secondo quanto ricostruito, uno di loro buttò a terra la 32enne mentre l'altro cominciò a spogliarla e molestarla. La violenza sessuale fu interrotta solo perchè le grida della vittima vennero sentite da un'altra ragazza: la ventottenne Giulia Leone, che intervenne subito in suo aiuto richiamando anche l’attenzione di altri passanti. I giovani aggressori scapparono, ma furono ben presto rintracciati dai carabinieri. Per il suo gesto coraggioso, Giulia è stata poi premiata dal sindaco Matteo Lepore con una Medaglia al merito civico. “Dovremmo tutti stare più attenti a quello che ci succede intorno” aveva detto.