Il collettivo Luna (Laboratorio universitario di autogestione) ha occupato l’Istituto Santa Giuliana, in via Mazzini 90, a Bologna, stabile “vuoto da un anno” della Chiesa della Congregazione delle Suore Mantellate Serve di Maria che ha stanze “già pronte”. Lo annuncia lo stesso collettivo. “Abbiamo aperto per chi cerca casa, per chi è costretto a stare su divani, chi in AirBnb, chi per strada”, spiegano. La parola d’ordine dell’iniziativa è “In/Out, dentro la città, fuori dal mercato”, poiché “è evidente che a Bologna ci sia uno scontro tra chi produce il tessuto sociale ed economico urbano e chi possiede case su case per affittarle su AirBnb, chi investe in studentati privati forti della connivenza con il governo, chi approfitta della disperazione di tanti per lucrare su un diritto fondamentale”. Per Luna è infatti “inaccettabile vedere grandi spazi vuoti, pronti ad essere venduti al miglior offerente invece che essere adibiti a case degne per tutti”.
Nell’istituto, spiega ancora Luna, ci sono “50 camere vuote”, la scuola “è chiusa, gli insegnanti e gli alunni ricollocati”.
Perché “la proprietà dell’Istituto vuol fare cassa” dato che “il mantenimento dello stabile non era più sostenibile”. A fronte di questa decisione, il collettivo si chiede però “chi potrà permettersi di comprare e rimettere all’utilizzo questo stabile”.
L’occupazione è dunque un’importante sfida politica alla città: uno spazio in vendita è facile preda di chi ha grandi capitali da investire nel mercato immobiliare, ma sappiamo benissimo che l’iniziativa privata spesso lede l’interesse pubblico”. Nel caso della dismissione dello stabile in via Mazzini “si è già leso l’interesse di 60 studenti, 24 insegnanti e dipendenti, quasi 80 bambini che studiavano alla scuola materna ed elementare”. E l’occupazione “si inserisce nel solco tracciato da chi ha lottato per mesi e mesi per impedirne la chiusura. A loro va tutta la nostra solidarietà e complicità”. In queste settimane, dice ancora il collettivo, “conoscendo persone in ricerca di casa, parlando con chi è stato sfrattato dalle case occupate di via Borgolocchi lo scorso luglio, confrontandoci tra attivisti, abbiamo notato come sempre di più rischi di vincere la rassegnazione”. L’occupazione, insomma, “vuole dare una soluzione a chi altrimenti dovrebbe rinunciare a percorsi di vita”, con “una pratica conflittuale e faticosa, certo, ma anche gioiosa ed espansiva, e forse l’unica possibile nella situazione attuale del mercato immobiliare. Chi viene a vivere in occupazione sa che non è una casa normale, che per viverci bisogna difenderla, ma sa anche che è un mezzo per evitare che altre persone si trovino in una situazione simile”.
Facendo un’analisi della situazione a Bologna Luna conta oltre 4.000 gli annunci su AirBnb, cresciuti di oltre 500 da settembre 2022. E ricorda che se “da tempo denunciamo il processo di espulsione dall’intera cintura metropolitana della città, ora pare che l’espulsione parta ancora prima dalla ricerca della casa”. Il Comune “ha varato delle misure importanti ma che daranno risultati nel medio-lungo periodo e il governo è assente”, sottolinea ancora il collettvo. “Anzi, le uniche misure attuate sono 660 milioni del Pnrr per la creazione di posti letto per studenti che andranno solo ad operatori privati, il taglio del contributo affitto e del fondo per la morosità incolpevole”.
E allora “è ora di dare un forte segnale a questo governo e ai privati: la città è di chi la vuole abitare”.