Dopo aver incassato da Kiev la poco piacevole e francamente un po’ esagerata accusa di filoputinismo, uno dei peggiori appellativi oggi in circolazione, il Vaticano ci riprova e rispedisce l’arcivescovo di Bologna, in qualità di presidente Cei, il cardinal Matteo Zuppi in giro per il mondo nel tentativo bis, dopo se non mezzo almeno un quarto di fallimento nella prima missione, di riportare la pace in Ucraina. Anche se il primo da convincere sarebbe il capo del Cremlino. Per questo Matteo Zuppi, novello Matteo Ricci, viene inviato in Cina mercoledì 13 settembre fino a venerdì 15. E’ stato ancora una volta Papa Francesco a volere fortemente la seconda ondata diplomatica vaticana questa volta sotto l’insegna di una “pace giusta”, il concetto espresso da un po’ di tempo a questa parte dagli stessi ucraini aggrediti a voler significare che la base di partenza non può essere l’accettazione della cessione di loro territori occupati con la forza e relativo spargimento di sangue ad opera dei russi. Il Papa e lo stesso Zuppi, che hanno rimarcato il loro pieno sostegno alle sofferenze dell’Ucraina, sanno bene che facendo leva sui vertici cinesi si fa leva più o meno direttamente sullo stesso Putin, quasi isolato a livello planetario se non fosse per qualche distinguo, quello appunto della Cina in grado di esercitare fortissime pressioni economiche sul Cremlino. Della serie parlare a nuora perché suocera intenda