All’indomani del 43° anniversario della strage alla stazione di Bologna, arrivano le carte del provvedimento con cui il tribunale del Riesame di Bologna ha confermato il carcere per l’ex Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, definito “persona che di fronte alla prospettiva di dover scontare l’ergastolo e non poter dare corso ai propri sentimenti di vendetta è sicuramente pronto a rendersi irreperibile e garantirsi così la libertà”

Secondo il tribunale, c’è il rischio che commetta reati contro l’ex moglie e il figlio del giudice che lo ha condannato. Oltre a questo c’è anche il pericolo di fuga, dato che può contare su “contesti strutturati” che “già in passato gli hanno garantito latitanza, per sottrarsi ai rigori della legge”. Con Paolo Bellini -si legge ancora- “si è dinanzi a un soggetto per il quale la commissione di un omicidio non costituisce in alcun modo un evento traumatico, essendo avvezzo a tale genere di delitti, tanto da poter essere definito un killer professionista”.

Alla luce di ciò, “dei contatti che ha o può facilmente recuperare con i contesti delinquenziali più spietati, dell’odio che prova nei confronti sia del presidente Caruso (presidente della Corte di assise che lo ha condannato all’ergastolo, ndr) che della propria ex moglie e dei parenti più prossimi, si deve ritenere che ricorrano esigenze di cautela sociale definibili di eccezionale rilevanza”. Lo scrivono i giudici del tribunale della Libertà di Bologna nel provvedimento con cui hanno respinto il ricorso dei difensori dell’ex Avanguardia Nazionale, arrestato a fine giugno con ordine di custodia in carcere emesso dalla Corte di assise di appello. I giudici del Riesame affermano che Bellini, condannato all’ergastolo in primo grado come quinto esecutore materiale della Strage della stazione del 2 agosto 1980 e con un passato da criminale multiforme, “se fosse sottoposto a misure diverse dal carcere, vi sarebbe la sostanziale certezza che commetterebbe i gravissimi delitti programmati, in relazione ai quali ha maturato i propri propositi criminosi”, sebbene ristretto in quella fase in detenzione domiciliare.