Una figlia morta a soli 4 anni e mezzo per una diagnosi sbagliata, una occlusione intestinale che alcuni medici del Sant’Orsola di Bologna avevano scambiato per gastroenterite. Quei medici sono stati condannati ma l’ospedale, tramite i propri legali, nel procedimento civile chiede di ridurre il risarcimento per i genitori della piccola, perché nel frattempo hanno avuto un altro figlio. La vicenda giudiziaria, che sta portando rabbia e altro dolore a questa famiglia, è raccontata sulle pagine del Corriere di Bologna, che ha anche raccolto la testimonianza di Barbara, la madre della bambina deceduta. “Sono profondamente ferita -dice la donna- in sostanza gli avvocati del Sant’Orsola dicono che il mio dolore e il mio risarcimento deve essere contenuto perché ho avuto un altro figlio”.
I fatti risalgono all’ottobre 2020, quando la bimba morì per una occlusione intestinale che non fu correttamente diagnosticata. Due anni dopo, a dicembre 2022, è arrivata la condanna in primo grado (con rito abbreviato) per tre medici -un pediatra, un radiologo e un chirurgo- accusati di omicidio colposo perché, come ha riconosciuto il Tribunale di Bologna, la piccola morì a causa delle omissioni e delle sottovalutazioni commesse dai sanitari. Ma la battaglia legale non è finita, perchè l’ospedale Sant’Orsola, in sede di procedimento civile, starebbe cercando di trattare sull’entità del risarcimento. Un diritto per l’azienda sanitaria, oltre che un dovere previsto anche dalla Corte dei Conti, trattandosi di denaro pubblico. Ma ad amareggiare e ferire la famiglia sono le argomentazioni tirate in ballo dai legali del Policlinico, cioè il fatto che la donna dopo la tragedia abbia avuto un altro figlio, come se questo possa avere ridotto il dolore per quello che è successo. “Avere un altro figlio è stata una gioia immensa ma segnata dal dolore -racconta ancora Barbara- perché il lutto non passa,la mia vita è comunque distrutta e non dovrei neanche giustificarmi.”
La vicenda giudiziaria per la morte della bambina -spiega ancora il Corriere- non si è conclusa con le tre condanne in primo grado per omicidio colposo. C’è stata infatti una seconda inchiesta con altri sei tra medici e infermieri accusati di favoreggiamento personale, falso ideologico e omissione di soccorso. In questo filone quattro persone sono state prosciolte ma un altro medico e un’infermiera sono ancora a processo.