Un’impronta digitale su una bottiglia e materiale genetico sugli abiti della ragazza e sul filtro di una sigaretta. Così è stato incastrato l’uomo di 30 anni accusato di avere violentato una ragazza 17enne, con fragilità psichiche, nella tarda serata del 14 settembre scorso ai Giardini Margherita di Bologna. L’indagato è un cittadino tunisino, già con precedenti, che finora si è dichiarato innocente, respingendo queste accuse. A breve è attesa la convalida del provvedimento di fermo, eseguito dai carabinieri con il coordinamento del Pm Michele Martorelli.

L’uomo è accusato di aver ceduto hascisc alla giovane e di averla poi convinta a seguirlo in una zona del parco poco illuminata. Qui avrebbe tentato un approccio sessuale che la 17enne ha rifiutato, ma non è bastato: lui infatti è diventato aggressivo e alla fine l’ha costretta con la forza, per poi allontanarsi solo quando le grida della vittima hanno attirato l’attenzione di un passante, che ha dato l’allarme ai carabinieri. Nell’interrogatorio davanti al Pm, il trentenne ha riferito di non conoscere la vittima e di non essere andato ai Giardini Margherita in quel periodo.

A suo carico ci sarebbero però indizi pesanti: un’impronta digitale sulla bottiglia che la stessa vittima ha indicato come bevuta dall’aggressore e materiale genetico riferibile a lui, sugli abiti della ragazza e su un filtro di una sigaretta trovata sul posto.

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