Il Tribunale di Bologna rigetta l’istanza di patteggiamento per Gian Luca Nilo, il 39enne accusato di omicidio stradale con l’aggravante di aver guidato con la patente revocata e di detenzione di stupefacenti per aver travolto e ucciso, lo scorso 22 ottobre in via Azzurra, l’81enne Luisa Giovannini. Il difensore di Nilo, Luciano Bertoluzza, aveva raggiunto un accordo con la Procura per una pena di quattro anni di reclusione da scontare agli arresti domiciliari, che il giudice Nicolina Polifroni ha però ritenuto “incongrua e incompatibile con la valutazione dell’incapacità, già platealmente dimostrata” da Nilo, “di rispettare le prescrizioni”. Il riferimento è al fatto che poco più di un mese fa il 39enne è stato arrestato per essere evaso dagli arresti domiciliari, misura cautelare che gli era stata accordata in sostituzione della custodia in carcere, violando al contempo anche un’altra misura cautelare, quella del divieto di avvicinamento alla ex compagna, a cui era sottoposto nell’ambito di un altro procedimento penale. Dopo l’evasione dai domiciliari era stato disposto un aggravamento della misura cautelare, e quindi Nilo era tornato in carcere. Per questo, e per “la totale incapacità di autocontrollo” e “la capacità a delinquere dimostrata dal reo, che non si è astenuto dal delinquere e dal violare le misure cautelari” a cui era sottoposto, Polifroni ha respinto l’istanza di patteggiamento, dichiarando a questo punto la propria “incompatibilità a proseguire la trattazione” del procedimento, che ripartirà alle 15 del 28 marzo davanti al giudice Mazzino Barbensi.

Nell’udienza odierna è stata anche formalizzata la revoca della costituzione di parte civile del marito e della figlia dell’81enne uccisa in via Azzurra, che sono stati risarciti dall’assicurazione. Commentando la decisione del giudice di negare il patteggiamento, l’avvocato Giovanni Donati, che assieme a Nicola Stangolini rappresenta i due familiari della vittima, spiega che “oggi abbiamo revocato la costituzione di parte civile perché la nostra posizione come danneggiati era legata al risarcimento del danno, che ci è stato riconosciuto”. A questo punto, chiosa, “rimaniamo come persone offese e interloquiamo con il giudice e con la controparte attraverso memorie che presenteremo di volta in volta”. Quanto deciso oggi da Polifroni, sottolinea poi Donati, è in linea con le richieste contenute “in una memoria che avevamo depositato per chiedere il rigetto del patteggiamento e in cui avevamo rappresentato il fatto che Nilo, essendo evaso dai domiciliari dopo pochi mesi, ben difficilmente avrebbe rispettato questo accordo, che prevedeva i domiciliari per quattro anni”. Da parte sua, invece, Bertoluzza, all’uscita dall’aula, ha preferito non commentare la decisione del giudice.