Autodenuncia per il suicidio assistito di Paola, chiesta archiviazione

La Procura di Bologna ha già chiesto l’archiviazione del fascicolo sul suicidio assistito, avvenuto qualche giorno fa in Svizzera, di Paola, una 89enne bolognese malata di Parkinson. L’indagine era stata aperta per il reato di istigazione al suicidio dopo l’autodenuncia di Felicetta Maltese, Virginia Fiume e Marco Cappato, dell’ organizzazione Soccorso Civile, che giovedì 9 febbraio si erano presentati alla caserma dei carabinieri di via dei Vascelli, di fronte al palazzo di giustizia di Bologna. La decisione è arrivata in meno di una settimana: il procuratore Giuseppe Amato, a partire dalla sentenza della Consulta sul noto caso di Dj Fabo, ha infatti ritenuto di dare “una interpretazione estensiva del parametro della sottoposizione della persona interessata a trattamenti di sostegno vitale” estendendo questo concetto anche “a situazioni ulteriori rispetto al collegamento della persona con un macchinario che ne assicuri la persistenza delle funzioni vitali”. La Procura, spiega ancora Amato, ha deciso di chiedere l’archiviazione “alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata della normativa di riferimento”, come ricostruita dopo la decisione adottata dalla Corte costituzionale con la sentenza su Dj Fabo. Si è poi valorizzata la novità introdotta con la riforma Cartabia, per cui la richiesta di archiviazione è imposta quando “gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”.
L’anziana bolognese si era rivolta alla associazione fondata da Luca Coscioni chiedendo avere aiuto per porre fine alle sue sofferenze.
“Non sono autonoma in nulla, tranne che nel pensiero, in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza” le sue parole affidate alla stessa associazione per spiegare la sua scelta, condivisa dalla famiglia. In Italia, Paola non avrebbe potuto chiedere il suicidio assistito perché non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.
“Attendiamo quali saranno le decisioni del Gip -ha dichiarato Marco Cappato- ma se la linea delle Procura di Bologna fosse accolta, si creerebbe un precedente importante per il diritto alla libertà di scelta.

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