“Ancora una volta, gli elementi acquisiti dalle ulteriori investigazioni che sono state fatte non hanno permesso di raggiungere un quadro probatorio sufficiente a sostenere l'accusa in giudizio, né tantomeno a formulare una ragionevole previsione di condanna a carico di nessuno degli odierni indagati". E' quanto sostiene la Procura di Bologna nella nuova richiesta di archiviazione per la morte di Biagio Carabellò, l'uomo scomparso nel 2015 alla Bolognina, i cui resti vennero ritrovati il 23 marzo 2021 lungo un canale al parco Nord. Nel fascicolo erano stati indagati, sempre a piede libero, l'ex coinquilino di Biagio e la donna che ereditò i beni della compagna, grazie a un testamento che poi si rivelò falso. La posizione della Procura non mette però la parola fine a questo 'giallo': l'avvocato dei familiari, Barbara Iannuccelli, ha infatti già fatto sapere che presenterà opposizione alla richiesta di archiviazione.

La Procura sottolinea che gli accertamenti medico legale, tossicologico, antropologico ed odontologico non hanno consentito di "pervenire a conclusioni certe quanto alle cause della morte”, ma hanno comunque permesso di stabilire un'epoca della morte compatibile con la data della scomparsa, quindi a fine novembre del 2015. Le indagini tossicologiche, dalle quali è emerso che Carabellò aveva assunto eroina e benzodiazepina, non permettono di escludere del tutto l'ipotesi del suicidio. Ipotesi sempre esclusa da parenti e amici, anche alla luce di progetti e propositi che Biagio aveva manifestato nei giorni immediatamente precedenti la scomparsa. Sulla richiesta di archiviazione, alla quale si oppone la famiglia di Biagio, si dovrà dunque pronunciare il giudice.

Intanto, da qualche giorno i resti di Biagio sono stati restititi alla famiglia e presto -come ha confermato anche la sorella Susanna- sarà possibile fare il funerale, che si svolgerà nella chiesa del sacro Cuore in Bolognina, il quartiere che lo ha visto nascere e morire.