E’ stato rinviato al 29 novembre il processo a carico di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna oggi presente in tribunale di Mansura. Il procedimento a suo carico è è in corso da mesi a seguito di un articolo redatto dal ricercatore.  “E’ libertà solo quando” sarò “in Piazza Maggiore” e nell’aula “dell’Università di Bologna”: lo ha detto, scandendolo in italiano, Patrick Zaki in dichiarazioni a giornalisti a Mansura in cui ha ripetuto parte di un suo tweet, pubblicato sul social. “Voglio tornare ai miei studi. Voglio tornare in Italia. Non voglio tornare in tribunale per questo caso”, ha aggiunto. “Mi sembra che stiano rinviando più del necessario. Voglio la mia opportunità di tornare ai miei studi a Bologna”, ha proseguito. “Purtroppo c’erano poche speranze che finisse con un esito diverso dall’ennesimo lungo rinvio. Qui bisogna rendersi conto che Patrick sta già scontando una condanna senza essere stato condannato, perché 22 mesi di detenzione preventiva più altri 9 – e diventeranno 11 – di processo significa quasi tre anni privato della libertà totale, poi parziale, comunque sempre con divieto di espatrio, di tornare a Bologna”. Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, commenta all’ANSA l’ennesimo rinvio del processo a Zaki in Egitto. “Si è perso tanto, tanto tempo – sottolinea Noury – e Patrick sta scontando e subendo una mancanza di azione della diplomazia italiana che fa veramente pensare che forse la sua vita, la sua libertà, non siano così importanti per la diplomazia. Per noi attivisti sì”.