Da qualche settimana nel carcere della Dozza di Bologna c'è anche un bambino di due anni e mezzo: è il figlio di una detenuta e, come prevede la legge, passa molto del suo tempo negli spazi della sezione nido allestita nel reparto femminile della casa circondariale, inaugurata proprio un anno fa. Non è il primo caso e, appunto, è l'ordinamento penitenziario a prevedere che una madre detenuta possa tenere con sè i figli fino a tre anni di età. Una situazione che tuttavia, come evidenziato anche durante l’inaugurazione del nido alla Dozza, vede il carcere lasciato solo a gestire una situazione delicata. A segnalare ancora una volta questo problema è Nicola d'Amore, del sindacato di polizia penitenziaria Sinappe, che pubblica uno scambio di messaggi con una collega in servizio proprio nella sezione femminile della Dozza. "Un turno al nido ti distrugge psicologicamente" scrive la poliziotta "Dobbiamo giocare noi con il bambino e addirittura ci sono altre detenute che si offrono volontarie per giocare con lui".
Secondo il sindacalista, nonostante la buona volontà di dare attenzione a questo bambino, la realtà resta durissima e inaccetabile se il carcere è lasciato da solo. La situazione alla Dozza è migliorata molto negli ultimi mesi- prosegue D'Amore- ma situazioni come questa non possono essere gestite solo all'interno del carcere e occorre un intervento dei servizi sociali. La richiesta di aiuto è rivolta al mondo politico bolognese: “ci vogliono risposte concrete -conclude- e meno audizioni in Comune”.