Estorsioni per casa di riposo, carcere per uno degli indagati

Mentre era ai domiciliari, avrebbe trasferito disponibilità finanziarie per oltre 65 mila euro da una società a lui riconducibile a una terza impresa, nel tentativo di sottrarre le somme al sequestro preventivo in atto. Per questo il Gip di Bologna Alberto Ziroldi ha disposto il carcere per un imprenditore sessantenne di origine calabrese, uno dei due principali indagati nell’inchiesta ‘Ragnatela’ condotta da carabinieri e guardia di finanza, che a fine ottobre avevano smascherato le pratiche illecite dietro la gestione della residenza per anziani Sassocardo di Porretta Terme, sull’Appennino bolognese. Secondo l’accusa l’uomo, insieme al complice, era subentrato nella proprietà della struttura con l’unico scopo di prosciugare il patrimonio dell’impresa, causandone il dissesto con false fatture per lavori inesistenti e l’acquisto di beni personali, e mettere le mani sull’immobile storico che ospitava la casa di riposo. I dipendenti erano stati minacciati e costretti a dimettersi dalla vecchia ‘srl’, fatta fallire nel 2016, per essere assunti in una cooperativa che sarebbe poi a sua volta fallita nel 2017. I gestori erano destinatari, insieme ad altri indagati, di un sequestro preventivo di beni per due milioni di euro, per i reati di associazione per delinquere, estorsione aggravata dal metodo mafioso, bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, emissione di fatture per operazioni inesistenti, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate. Al termine delle indagini coordinate dal Pm Roberto Ceroni, per i due principali indagati il Gip aveva disposto gli arresti domiciliari nelle loro abitazioni nel Milanese. Ma i successivi sviluppi hanno fatto emergere che l’uomo, durante la detenzione a casa, avrebbe ‘perpetrato ulteriori attività illecite’: di qui la richiesta allo stesso Gip di applicare la custodia in carcere.