Dicono di vivere ammassati in camerate da 12, senza che nessuno controlli la temperatura o li sottoponga a tamponi, e con la possibilità di uscire solo per andare al lavoro ed essere sfruttati. Sono alcune delle ragioni della protesta messa in atto dai migranti che vivono nel Cas di via Mattei, a Bologna. Alcune decine di ospiti questa mattina sono usciti dalla struttura “per protestare contro le condizioni in cui da troppo tempo sono costretti a vivere”, spiega una nota del Coordinamento Migranti, in cui viene ricordata la lettera pubblica inviata a fine marzo a Comune, Questura, Prefettura e ai gestori del centro per segnalare le difficili condizioni di vita all’interno del Cas, lettera che non ha mai avuto risposte. Oltre alla mancanza di controlli sanitari, anche in funzione di prevenzione anti Covid, nel documento vengono denunciati presunti episodi di razzismo, difficoltà per i migranti adulti di andare a scuola e frequentare i corsi di italiano, ostacoli nelle procedure per ottenere i permessi di soggiorno, e anche la presenza di un minore non accompagnato che sarebbe dovuto restare solo temporaneamente e che invece è ospite del centro da settimane. Dopo un incontro con i responsabili del centro, i migranti del Mattei hanno chiesto un altro incontro, che sia pubblico e non a porte chiuse, dando una settimana di tempo “per cambiare finalmente le cose”.